La cataratta non è un difetto visivo, bensì una patologia oculare.La cataratta è una malattia che comporta una costante e progressiva opacizzazione del cristallino, causata da alterazioni del suo contenuto acquoso. Ciò determina la formazione di agglomerati meno trasparenti, che interferiscono o bloccano completamente il passaggio della luce necessaria per avere una visione nitida. La cataratta può insorgere per diverse cause: diabete, fumo, invecchiamento, fattori ereditari, uso di determinati farmaci. Ci sono diversi tipi di cataratta: * cataratta sub-capsulare: si sviluppa nella parte posteriore del cristallino, come conseguenza di diabete, ipermetropia acuta o uso continuo di steroidi; * cataratta corticale: si sviluppa nella corteccia del cristallino ed è comune nei diabetici; * cataratta nucleare: si sviluppa nel nucleo della lente (è la forma più frequente).
Il glaucoma rappresenta tutt’oggi una delle principali cause di cecità irreversibile al mondo ed è caratterizzata dalla perdità progressiva di cellule ganglionari retiniche (RGC) e dei loro assoni con ripercussioni anatomiche a carico di tutta la via ottica passando per il corpo genicolato laterale fino alla corteccia cerebrale occipitale. La conseguenza funzionale è rappresentata dalla progressiva comparsa, estensione e confluenza di aree scotomatose (di ridotta sensibilità luminosa) al campo visivo fino alla perdita completa della funzione visiva stessa.
La condizione visiva dell’ipovedente è quella di una persona che, seppure non totalmente cieca, ha subito una tale riduzione della funzione visiva da risentirne pesantemente nella vita quotidiana. Pur conservando una residua acuità visiva, l’ipovedente ha subito un grave ed irreversibile danno funzionale (menomazione), che implica un impedimento (disabilità) a svolgere compiti che richiedono una certa capacità visiva: lettura e scrittura, guida, utilizzo di computer e Tv, ecc. La disabilità provoca un certo grado di disagio sociale (handicap), che può variare molto da individuo a individuo, secondo l’età, le attitudini, il carattere, il tipo di lavoro. Poiché la funzione visiva è rappresentata in primo luogo dalla acuità visiva e dal campo visivo, vari deficit dell’ipovisione ostacolano e complicano l’attività di orientamento e mobilità. Per meglio comprendere le difficoltà di un ipovedente è bene ricordare altre importanti funzioni: visione al buio, discernimento dei colori, visione stereoscopica, sensibilità all’abbagliamento. Anche se un ipovedente è in grado di distinguere le forme, la vicinanza o meno di un oggetto, la luce e l’ombra, tutto ciò non gli permette di riconoscere adeguatamente le informazioni visive: può riconoscere un cartello stradale, ma non riuscire a leggerlo, può non vedere in tempo un ostacolo o restare abbagliato da una luce improvvisa. La percezione imprecisa e incostante della realtà visiva fa sì che l’ipovedente abbia un rapporto incerto con l’ambiente e che proceda, nelle azioni, per tentativi ed errori. Il ricorso alla riabilitazione visiva, fatta di esercizi e di ausili ottici che permettono di sfruttare al massimo la potenzialità visiva residua, permette di migliorare notevolmente le condizioni dell’ipovedente nei rapporti sociali, nella scuola, nel lavoro, consentendogli una completa integrazione nel mondo sociale.
L’occhio secco (o Dry Eye Sindrome) è un disturbo dovuto a scarsa (ipolacrimia) o alterata produzione di lacrime (dislacrimia): tutto ciò causa un maggior traumatismo dovuto al continuo movimento delle palpebre sulla superficie oculare ad ogni ammiccamento ed una insufficiente detersione della stessa da corpi estranei o germi. Inoltre, vengono a mancare anticorpi e lisozima, componenti delle lacrime ad alto potere battericida: il rischio di contrarre infezioni, anche da germi comunemente innocui, è quindi assai elevato. Alcuni questionari introdotti di recente anche in Europa, ricavati da quelli già impiegati negli USA per gli screening verso "l'Office Eye Syndrome”, agevolano abbastanza il lavoro anamnestico dello specialista che a sua volta potrà valutare il grado di severità di tale sindrome con una serie di test (Schirmer, BUT, Tearscope, coloranti vitali, ecc.) assolutamente semplici e non-invasivi sul soggetto affetto. Le sindromi da occhio secco possono innanzitutto essere dovute ad un difetto della componente acquosa delle lacrime, le ipolacrimie vere e proprie; oppure possono essere provocate da alterazioni quantitative o qualitative delle altre componenti delle lacrime, pur in presenza di una sufficiente componente acquosa e queste sono le dislacrimie. Le dislacrimie possono essere provocate da alterazioni qualitative e quantitative delle componenti lacrimali mucinica e lipidica o da fattori vari e complessi che chiameremo meccanici per la loro natura prevalente, quali le alterazioni dell’ammiccamento, le lenti a contatto, etc. a cui impropriamente bisogna aggiungere la ipoestesia. Tentando una classificazione, la Commissione Internazionale del National Eye Institute ha diviso le sindromi in due gruppi: quelle in cui si ha un difetto della componente acquosa (aqueous deficient dry eye) e quelle in cui la componente acquosa è prodotta in quantità sufficiente, ma eccessiva è la perdita (evaporative or aqueous adequate dry eye).
La Retinopatia Diabetica è una complicanza che comporta il Diabete colpendo come organo l’occhio e i suoi apparati. Il persistere di una glicemia elevata comporta delle alterazioni a carico dei grandi e piccoli vasi del corpo umano. A livello dell’occhio, naturalmente, ci sono dei piccoli vasi che vanno incontro ad alterazioni della loro parete e del sangue che vi circola dentro.
Immaginiamo l'occhio umano come una macchina fotografica. La cornea e il cristallino sono lenti naturali tra le quali si trova l'iride, colorata diversamente a seconda del soggetto. Al centro dell'iride la pupilla, il nostro diaframma, si stringe e si dilata a seconda dell'intensità luminosa ambientale. La funzione del cristallino è quella di far convergere i raggi luminosi sulla retina, una sottile membrana posta nella parte posteriore dell'occhio: si generano così gli stimoli visivi che, trasformati in impulsi elettrici, raggiungono il cervello attraverso il nervo ottico. Per refrazione si intende il modo in cui i raggi luminosi vanno a fuoco sulla retina; in presenza di un difetto di refrazione, la messa a fuoco dell'occhio è imperfetta e le immagini appaiono sfuocate o distorte.